
IL PRISMA 4
.. l’originalità e l’autonomia di chi pensa ad un problema con la
mente
sgombra da preconcetti e schemi rigidi...
... cercare di vedere, di volta in volta prendendo
spunto dall’attualità, almeno un altro lato – oltre a quello più visibile –
di un immaginario
prisma
che
può servire a rappresentare, simbolicamente, situazioni, temi, concetti,
frequentemente presenti nei nostri discorsi, sui giornali, nelle
televisioni...
Vacanze, sudore e… struzzi
Cominciano, per alcuni sono già cominciate, le vacanze. Che,
contrariamente a quanto la radice del termine significa (dal
latino “vacuum” = vuoto), è un
periodo tutt’altro che vuoto. Anzi: diventa per molti un
tour de force senza un momento di tregua.
Non
parlo di coloro che utilizzano le ferie per un viaggio e
cercano di vedere più cose possibili di un paese in cui
forse non torneranno mai più.
Parlo
di quelli che si trasferiscono armi e bagagli in un’altra
casa, o in un albergo o un campeggio per quella che si
chiamava una volta vacanza “stanziale”.
Al
mare, o in montagna, o al lago… è tutto un frenetico
agitarsi, correre, ballare, nuotare, marciare… il tutto
molto rumorosamente.
Quest’anno è esplosa la moda del
fitness sulla spiaggia: dappertutto cyclette, sacchi
da boxe, pedane per lo step, e altri innumerevoli diabolici
aggeggi che avrebbero la funzione di rendere “tonici” per
poter indossare dei micro-costumi e poter saltellare senza
imbarazzanti ballonzolii di ciccia mentre si saltella per…
essere tonici, poter indossare i micro-costumi e
saltellare… eccetera. Dappertutto gruppi di assatanati
lucidi di crema e sudore che zompano incessantemente al
suono di musiche martellanti. Mi ricorda certi riti tribali
in cui tutti entrano in trance al suono dei tamburi, mentre
girano intorno ad un fuoco sacro.
Chi si
azzarda a rimanersene sdraiato all’ombra, magari a leggere
il giornale, o anche semplicemente a far nulla (orrore!), è
subito considerato out,
strano, sospetto, snob, e chissà che altro. Chi, rimasto in
città, protesta per i clamori festaioli notturni, è
considerato un asociale, un rompiscatole.
La
parola d’ordine è DIVERTIRSI,
in tanti, a qualunque costo, e come ai lavori forzati:
correre, ballare, nuotare, marciare. Come se queste cose non
si potessero fare tutto l’anno! Ma allora perché questa
necessità di concentrare tutto in pochi giorni, come se
fossero gli ultimi della propria vita?
Non so
perché ma non riesco a convincermi che - per molte di queste
persone, anche se non tutte - si tratti veramente, e
solamente, di divertimento. Mi sembra piuttosto uno
stordirsi, un allontanarsi (“divèrtere”
(lat.) = volgere altrove, distogliere) forzosamente da sé
stessi, dalla propria vita. Se si vive un anno intero in
attesa di VIVERE quei 7, 15, o
– i più fortunati - 30 giorni di totale frenesia, forse
varrebbe la pena di domandarsi cosa c’è che non va negli
altri 350 giorni dell’anno.
Una
delle cose che più frequentemente mi vengono dette nella mia
pratica terapeutica è: ho paura di scoprire qualcosa di
me che non mi piace. E’ forse questa paura che impedisce
a molte persone di fermarsi un
attimo e… trovarsi soli di fronte a sé stessi? Durante
tutto l’anno ci pensa il lavoro a distrarre, gli impegni
pressanti di casa, famiglia, varia burocrazia, e campionati
assortiti di calcio. Ma in vacanza?
Eppure,
quasi sempre si potrebbe scoprire di essere migliori di
quanto si pensi. Dimenticare per un po’ i problemi? Certo, è
positivo, è naturale, ma per un po’. La politica dello
struzzo non funziona sulla lunga distanza. Può darsi che il
nostro lavoro non ci soddisfi, che il nostro/la nostra
partner non sia esattamente la persona giusta per noi, che
il luogo in cui viviamo non sia più a nostra misura. Siamo
sicuri che non è possibile far nulla? A volte si tratta di
problemi grossi, e allora una vacanza può veramente servire
a spezzare, a ricaricarsi. Ma spesso si tratta di problemi
che sarebbero risolvibili, se solo ci soffermassimo un po’
ad analizzarli. Un problema può essere un
ostacolo alla nostra serenità,
ma può diventare - se ci decidiamo ad affrontarlo - una
preziosa opportunità di miglioramento.
Magari potremmo arrivare a vivere intensamente e felicemente
350 giorni all’anno e per i restanti giorni… riposare!
Un
ultimo pensiero a chi in vacanza non va o non può andare.
Può essere molto appagante riscoprire la
BELLEZZA delle cose semplici:
leggere un bel libro, ascoltare
bella musica, vedere qualche
bel museo dietro casa, o bersi
un caffè chiacchierando con qualche
bella persona.
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