DolorosaMente
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La sofferenza psicologica è insita nell’uomo e va dalle gravi malattie
mentali a quelle situazioni di disagio che tutti, più o meno,
abbiamo sperimentato o di cui abbiamo
comunque sentito parlare
come stress, ansia, panico, fobie.
Requiem aeternam
Nel
mese in cui capita il giorno dedicato al ricordo dei
defunti, voglio raccontare una breve storia, quasi una
favola. E mi scuso se irromperò in un mondo di fiori, angeli
di pietra e voci sommesse con parole diverse, discordanti.
Era una
bella giornata. Sarebbe stata una giornata calda, ma era
presto e l’aria del mattino era ancora fresca. Una lama di
luce polverosa cadeva obliquamente dalle finestre in alto,
quasi vicino al soffitto, nove-dieci metri sulle loro teste.
La bara di suo padre era illuminata, con i suoi fiori
bianchi, da questa luce calda e violenta, come un occhio
di bue che rendeva lo spazio intorno un po’ più buio.
La
struttura moderna, chiara e slanciata della costruzione
contribuiva a rendere più artefatta e teatrale tutta la
scena. Sembrava infatti uno spettacolo, ben orchestrato da
un buon regista, con tutti gli interpreti al posto giusto,
nei ruoli giusti. Una moderna commedia intimistica, una
commedia senza risate, come certi lavori di Pinter.
Tutto
si svolse come previsto. La messa, l’omelia, le vecchie
signore in fila per la comunione, la benedizione con
sventolio di incenso.
Poi,
fuori, le frasi di rito. Ma anche qualcosa di più, qualcosa
di troppo.
Sa, suo
padre era una persona meravigliosa... Che signore gentile...
Che dolce vecchietto... Buono... generoso... disponibile...
Le mancherà, vero? Si faccia coraggio... La vita va
avanti...
Grazie
di essere venuto... la ringrazio... sì certo mi aveva
parlato di lei... grazie ancora...
Compostezza e dignità.
Avrebbe
voluto urlare, gridare a tutti: quello
non è mio padre. Non quello che voi avete conosciuto. Mio
padre non era così. Voi l’avete conosciuto da poco, non
sapete nulla.
E
invece: compostezza e dignità. Grazie
di essere venuto... la ringrazio... grazie ancora...
Il
peggio venne dopo, nelle settimane successive. Telefonate,
biglietti, lettere. Tutti sentivano il forte caritatevole
imperativo di esprimere la propria partecipazione e
comprensione per un dolore “così terribile”. Mai un dubbio,
una domanda, uno sguardo più attento che cercasse di capire,
prima di scegliere la frase da dire. Ma in fondo a chi
interessava veramente?
Pensava
e ripensava a tutto questo mentre svuotava cassetti e
armadi. E infiniti altri pensieri traboccavano dalla mente,
dilagavano senza più argini. Ogni oggetto che passava tra le
mani accendeva un angolo della memoria. Era come cliccare su
dei file di cui non si ricorda più il contenuto.
Natali, scuole, viaggi, case, persone, atmosfere. Che bello
se avesse potuto usare il tasto CANC.
Uno
spasmo nello stomaco, un groviglio di dolore insopportabile.
Il dolore dell’arto fantasma. I
medici sanno di che si tratta. Quando si rende necessaria
un’amputazione, il paziente continua per molto tempo a
sentire l’arto amputato
come se ancora fosse lì, attaccato al suo corpo, vivo e
dolente.
Parole
come mancanza,
vuoto,
perdita sembravano senza senso. Come si può
perdere qualcosa che non si è
mai avuto? Come si può riempire un
vuoto vuoto da sempre?
L’ultima ingiustizia. Sembra il titolo di un film. Eppure
questa frase tornava nella mente ad ogni frase di
condoglianza, ad ogni volonterosa espressione di conforto.
Sperando sempre che fosse l’ultima.
Lentamente, molto lentamente, forse, la sua rabbia sarebbe
un giorno svanita.
Requiem
aeternam dona nobis, Domine.
Il mio
lavoro mi dà il triste privilegio di entrare nelle pieghe
più nascoste di tante esistenze. Non
tutti i lutti sono uguali. Non tutto è come appare. E
la realtà non è solo la superficie, quella direttamente
visibile. O, all’altro estremo, quella spiattellata senza
più segreti o pudori nelle cronache di giornali e talk show.
Ci sono realtà di mezzo, più grigie, più sfumate,
contenitori anonimi non proprio di vere tragedie, ma di
grandi sofferenze sì. Sofferenze nascoste e insospettabili,
rivestite di patine belle e fasulle.
(Novembre
2004)
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