
IL PRISMA 5
.. l’originalità e l’autonomia di chi pensa ad un problema con la
mente
sgombra da preconcetti e schemi rigidi...
... cercare di vedere, di volta in volta prendendo
spunto dall’attualità, almeno un altro lato – oltre a quello più visibile –
di un immaginario
prisma
che
può servire a rappresentare, simbolicamente, situazioni, temi, concetti,
frequentemente presenti nei nostri discorsi, sui giornali, nelle
televisioni...
"Pubblico"?
Il
9 settembre 1998 ci lasciava
Lucio Battisti.
In
agosto ero stata all’estero. Prima di partire, radio e
televisione propinavano tre bollettini medici al giorno
sulle condizioni di salute di Alberto Castagna. I quotidiani
riportavano coscienziosamente tali bollettini, nonché
opinioni, commenti, resoconti di medici, parenti, amici,
colleghi di lavoro. Tornata dal mio viaggio, passarono
settimane prima di sentire di nuovo parlare di Castagna.
Naturalmente questo è solo un esempio: ciò accade per i più
svariati argomenti, e a volte, da un giorno all’altro. Mi
chiedo perché, dopo un’overdose di notizie su un certo tema,
come per un misterioso contrordine, non si sa più come le
cose stiano procedendo o come si siano concluse. Mi
piacerebbe essere smentita, ma ho l’impressione che per
alcuni giornalisti – sempre pronti a sbandierare il loro
diritto-dovere all’informazione – in realtà l’informazione
sia l’ultimo degli scopi.
Prendiamo il “caso” Battisti. Forse secondo certi
giornalisti avrebbe dovuto prendere il posto del “caso”
Castagna. Una succulenta valanga di articoli, interviste,
comunicati dell’ultim’ora… Sempre per questi giornalisti (ma
il discorso è ugualmente valido per alcuni fotografi),
frustrati e delusi per il mancato scoop, un personaggio
pubblico ha il dovere di tenere
informati i suoi estimatori i quali hanno il
diritto di sapere.
Allora
io mi pongo alcune domande: cosa vuol dire personaggio
“pubblico”? Pensiamo ad
un uomo politico: un politico, per sua natura,
rappresenta altre persone, in
nome e per conto delle quali prende delle decisioni, agisce,
lavora: ha appunto un ruolo pubblico.
Le persone rappresentate hanno il diritto di sapere se
possono contare su questo signore, ovviamente finché questo
signore ricopre il suo ruolo pubblico. Se questa persona ha
problemi tali per cui non può più tener fede al proprio
mandato, in via temporanea o definitiva, è giusto che gli
altri ne vengano informati per poter provvedere.
(Naturalmente, persino in questo caso,
non è assolutamente necessario sapere tutti i
particolari).
Veniamo
ora al caso di un artista, sia esso un cantante, un
attore, un musicista, un pittore. Per quale motivo questo
artista è un personaggio "pubblico” ?
“Pubblico” significa “ciò che
non è privato, che appartiene a tutti”. Un
personaggio dunque diventa pubblico perché il suo lavoro si
svolge davanti a degli spettatori? Ammettendo che sia così:
il personaggio, cioè il
cantante o l’attore, può anche essere considerato
pubblico nello svolgimento del suo lavoro, ma per quale
motivo un cantante o un attore deve essere personaggio
24 ore al giorno, e per tutta la vita? Quand’è che ha il
diritto, questo sì sacrosanto, di ridiventare
“persona”? Perché questa
persona non ha il diritto di fare una passeggiata, di andare
al cinema, di sposarsi o divorziare, di ingrassare o di
piangere, o di avere l'ernia del disco, senza essere
costantemente spiata, assediata, braccata, con il pretesto
del diritto di cronaca? E se è
vero che il diritto alla privacy
è stabilito per legge, non è anche vero che la legge è
uguale per tutti? Un artista non rappresenta nessuno,
rappresenta solo sé stesso, e, in quanto persona, non
appartiene alla collettività. La sua produzione artistica,
quella sì, è per gli altri, per chi vuole usufruirne e
goderne, persino la sua persona – in senso fisico – è
per gli altri, nel momento in cui è la sua persona il
veicolo e lo strumento della sua produzione artistica, ma
tutto deve finire lì.
Nessun essere umano, insomma,
per quanto grande possa essere la sua popolarità, dovrebbe
essere definito “pubblico”, nel senso di “appartenente alla
collettività”. E’ evidente che il problema nasce quando si
confonde il “ruolo” con la
“persona” portatrice di quel
ruolo.
Un’argomentazione spesso addotta dai paladini del diritto di
cronaca ad oltranza è che, non fornendo notizie certe, si dà
adito ad un aumento della curiosità morbosa e alla
diffusione di notizie inventate (la Pivetti giustificò in
questo modo il suo furore presenzialistico in occasione
delle sue nozze). Mi viene in mente un episodio della mia
giovinezza avvenuto durante un Carnevale: aggredita, insieme
ad un’amica, da un gruppo di ragazzini scalmanati armati di
famigerati – e dolorosi – manganelli di plastica, mi sentii
fare questa proposta: se avessimo consentito loro di darci
qualche botta leggera, poi ci avrebbero lasciate in
pace ed avremmo evitato le botte pesanti. Addossata
ad un muro, cercai inutilmente di far capire a quei
mini-energumeni che la strada in cui ci trovavamo non era
tra quelle preposte ai pubblici
festeggiamenti carnascialeschi, e che il mio
diritto di essere lasciata in
pace non poteva essere contrattato. Il cervellino acerbo dei
manganellatori stava ancora cercando di captare il mio
ragionamento quando arrivarono dei poliziotti.
Ho
adorato Battisti, ascolto ancora le sue canzoni. Gli sono
grata per i momenti bellissimi che mi ha regalato, mi sono
dispiaciuta profondamente per la sua malattia e per la sua
scomparsa, ma il fatto che la sua
musica, la sua voce,
siano entrati nella mia vita, non mi autorizza ad entrare
nella sua vita, nella sua vita
di persona, alla quale si deve lo stesso rispetto dovuto a
chiunque altro. E’ legittimo desiderare di saperne di più,
non è legittimo pretenderlo.
Allora,
cari signori giornalisti: è vero, il vostro lavoro è
informare; informare significa
riferire dei fatti, e i fatti da riferire, durante la
malattia di Battisti erano: Battisti sta male, ma ha chiesto
di essere lasciato in pace; la sua famiglia desidera
rispettare la sua volontà, amici e conoscenti esprimono la
loro preoccupazione ed il loro dispiacere; i medici seguono
giustamente il loro codice deontologico. Punto.
Questa
è informazione seria e onesta. La curiosità morbosa, da
qualunque parte provenga, e per quanti soldi possa fruttare,
va ignorata.
"Il
pubblico ha un'insaziabile curiosità di conoscere ogni
cosa , tranne ciò che vale la pena di conoscere. Il
giornalismo, consapevole di tale fenomeno e puttanesco
di
natura,
provvede a soddisfare le sue esigenze. Alcuni secoli fa
il popolo inchiodava i cronisti di allora alla gogna, e
questo era senza dubbio inelegante; ma al giorno d'oggi
i giornalisti inchiodano se stessi deliberatamente al
buco della serratura, il che è anche peggio" (Oscar
Wilde)
(Settembre
2002)
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