
IL PRISMA 8
.. l’originalità e l’autonomia di chi pensa ad un problema con la
mente
sgombra da preconcetti e schemi rigidi...
... cercare di vedere, di volta in volta prendendo
spunto dall’attualità, almeno un altro lato – oltre a quello più visibile –
di un immaginario
prisma
che
può servire a rappresentare, simbolicamente, situazioni, temi, concetti,
frequentemente presenti nei nostri discorsi, sui giornali, nelle
televisioni...
Piove governo ladro
Ricordo
una volta, molti anni fa, un’anziana signora piuttosto
infervorata, che cercò di coinvolgermi, in attesa entrambe
davanti al banco di una farmacia, in un’esplosione di
giubilo ed entusiasmo, per una vittoria della nazionale di
calcio, e si offese - giuro: era proprio “offesa”! - quando
dedusse, dalla mia reazione piuttosto tiepida, che il calcio
non mi interessava affatto.
Ultimamente questa tendenza
ad attribuire
arbitrariamente ad altri il proprio pensiero si è
diffusa in modo preoccupante, e su argomenti ben più
importanti.
Assistevo la scorsa primavera ad un seminario di
psichiatria. Il relatore, brillante e colto docente
universitario venuto appositamente da un’altra città,
all’improvviso, tra un postulato freudiano e una citazione
junghiana, si è lanciato in una menata sarcastica e
tagliente nei confronti dell’attuale capo del governo. Il
tono leggero e divertito non attenuava il senso di quanto
andava dicendo. Il pubblico era costituito da persone di
varia provenienza, che non si conoscevano tra loro e che
probabilmente mai in futuro avrebbero approfondito la
reciproca conoscenza. Se per vari motivi si è interessati ad
un seminario o ad una conferenza, va da sé che non si è
nella disposizione mentale di alzarsi per esprimere la
propria opinione in un campo totalmente estraneo al tema
trattato, o di protestare andandosene platealmente.
Con le
stesse modalità, durante lavori di gruppo in ambito
professionale, più volte mi è capitato di assistere alle
esternazioni di qualcuno che approfittava dell’occasione per
pronunciarsi pesantemente su temi non pertinenti.
Tramite
e-mail, mi pervengono regolarmente messaggi molto espliciti,
appelli spesso allarmistici, e addirittura raccolte di
firme, che non possono che essere definiti
propagandistici, da parte di
persone appartenenti ad associazioni, comitati, istituzioni
di vario genere - che si dichiarano peraltro di tipo
“culturale”, “indipendente”, “apolitico” - e con cui sono
venuta in contatto esclusivamente per motivi di lavoro.
Ancora
peggio quando ciò si verifica in gruppi di amici o
conoscenti casuali, in occasione di cene o conversazioni
salottiere. In queste circostanze, la buona creanza - per
chi ancora la frequenta - imporrebbe di sorvolare e fare
buon viso a cattivo gioco. Quando proprio non ci si riesce
perché l’aggressione è veramente eccessiva, si può star
certi che difendere il proprio
o altrui diritto ad
avere delle opinioni diverse, non sarà privo di conseguenze.
Il
bisogno di condivisione
e appartenenza è
assolutamente naturale nell’essere umano, e sono ugualmente
legittimi l’esigenza e il diritto di esprimere le proprie
credenze ed opinioni. Altrettanto naturale e legittimo, e
infatti esiste il detto popolare, è prendersela con i
governanti di turno e proclamare ad ogni piè sospinto
“Piove, governo ladro!”
anche mentre la siccità tocca punte da record
storico.
Però quello che succede
negli ultimi anni, senza che nessuno ne sottolinei la
gravità, è che non solo si
cestina, certo perché troppo impegnativa, la celebre
affermazione di Voltaire riguardo ai suoi avversari
«Non sono d’accordo con quel che
dicono, ma mi batterò fino alla morte perché possano dirlo»
(esagerato!). Ma, in nome di una presunta
superiorità intellettuale,
culturale, morale, si passa, da parte di alcuni, al
convincimento che esista una sola unica incontestabile
giusta Verità e quindi tutto il
resto è anomalia, perversione, e deviazione dalla
norma (alla quale è necessario tornare rapidamente
con tutti i mezzi possibili), al punto tale che ci si
rifiuta di ammettere che “il resto”
esista e che
abbia pari diritto di espressione.
Questa
pericolosa “tendenza”
può essere ricondotta alla sottintesa seguente convinzione:
per essere una brava persona,
rispettabile e moralmente degna, devi essere come me,
condividere le mie idee e le mie passioni, sanzionare
insieme a me tutto quello che non rientra nel mio modo di
pensare. E poiché il mio modo di pensare è l’unico
possibile, l’unico Buono e Giusto, non posso che dare per
scontato che tu la pensi come me. Per questo non mi chiedo e
non ti chiedo neppure come la pensi, è ovvio che non puoi
che pensarla come me!
Come?!?
non la pensi come me?!? Vergogna vergogna vergogna!
Come
l’episodio della tifosa dimostra, non è uno specifico
argomento che fa scattare questo meccanismo, ma certamente
l’argomento “politica” è quello che più facilmente accade di
veder tracimare dai confini che dovrebbero delimitare una
tranquilla chiacchierata tra amici, o una conferenza
accademica, o una riunione di lavoro o di studio.
Tutto
ciò accade in un paese dove il voto è “segreto” e dove
parlare di politica è quasi un tabù (o forse accade proprio
per questo...?)
E
allora può capitare di vedere la
propaganda infiltrarsi come un
blob nei luoghi e nei
momenti meno opportuni, di ascoltare stoccate velenose
lanciate come per caso, quando ci si trova
nell’impossibilità di replicare, di dover subire la
prepotenza di chi approfitta senza imbarazzo di qualsiasi
occasione pubblica o privata destinata ad “altro”, che non
prevede cioè una dichiarata finalità di discutere alla pari
e confrontarsi apertamente.
E’
naturale che ognuno pensi di avere ragione e non voglio dire
che non esistano in assoluto valori e obiettivi condivisi e
condivisibili, come ad esempio assicurare a tutti gli esseri
viventi la sopravvivenza, la salute, la giustizia, il
benessere. Il problema sta nel come.
E se esistesse un unico modo infallibile lo si sarebbe già
trovato.
Allora
va bene discutere su questo “come”,
va bene azzuffarsi per dimostrare agli altri che le loro
ragioni sono totalmente sbagliate, va bene anche divulgare e
promuovere le proprie idee e convinzioni, ma attenzione: non
va bene decidere che qualcuno è
moralmente migliore o peggiore di qualcun altro
in virtù o per colpa delle idee e convinzioni che ha.
Tutti
abbiamo il diritto di esprimerci, ma a nessuno è stato dato
il diritto di giudicare, prevaricando o escludendo
illegittimamente a priori la ragione altrui, l’altrui
pensiero.
(Ottobre 2003)
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