DolorosaMente
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La sofferenza psicologica è insita nell’uomo e va dalle gravi malattie
mentali a quelle situazioni di disagio che tutti, più o meno,
abbiamo sperimentato o di cui abbiamo
comunque sentito parlare
come stress, ansia, panico, fobie.
Nostalgia di qualcosa di
bello
Ho
sentito un giorno una frase bellissima detta da un prete -
Don Tonino - che si occupa di devianza
giovanile. Raccontava di come venisse a contatto con
tanti ragazzi difficili, ma spesso per un tempo
brevissimo. "Cosa pensa che possa rimanere a questi
giovani dell'incontro con lei?" era la domanda.
"Rimarrà la nostalgia di qualcosa di
bello che un giorno hanno conosciuto". E cos'era
questo "qualcosa di bello"? E' difficile da spiegare, ma per
chi ha avuto solo esperienze negative, come spesso avviene
per questi ragazzi - uno sguardo attento ma che non
giudica, una parola gentile, la mano su una spalla, un modo
diverso e nuovo di essere trattati, tutto questo può essere
qualcosa di bello.
Anche
nella mia professione capita, per svariati motivi, di
incontrare qualcuno solo poche volte, e raramente è
possibile sapere, a distanza, che ne è stato di quella
persona, se e come ha risolto i propri problemi. Ma le poche
volte in cui questo accade, si ha la conferma che anche un
solo incontro, una sola frase possono lasciare un segno.
Ricordo una signora che avevo incontrato 7-8 volte in
tutto; mi telefonò a distanza di qualche anno per
un'informazione e mi disse che teneva sempre a mente quello
che le avevo detto: una frase, una
frase soltanto le era rimasta impressa e questa frase
aveva dato il via ad una serie di decisioni e scelte che
avevano pian piano trasformato la sua vita.
Se un
ragazzo si trova in un momento difficile, è importante che
qualcuno, non importa se professionista o meno, sia in grado
di lanciare un piccolo segnale
di solidarietà, di incoraggiamento. Quel segnale, per quanto
piccolo, sarà quasi immancabilmente ricevuto, come ogni
goccia d'acqua viene assorbita da una terra arida, e
potrebbe persino diventare il seme da cui può germogliare
qualcosa di bello.
Se non
si ha avuto la fortuna di avere una madre affettuosa, un
padre comprensivo, un ambiente caldo e rassicurante in cui
nascere e crescere, si può arrivare a conoscere affetto,
comprensione, calore e sicurezza anche solo per sentirne
nostalgia. Nostalgia di qualcosa che
non si è avuto. Ma è comunque meglio di niente. Ed è
certamente meglio del terrificante senso di
vuoto che in alcuni ragazzi
prende il posto dei sentimenti. E qualunque sentimento,
fosse pure di tristezza o disperazione, è meglio del vuoto
affettivo, del silenzio emotivo, di quella specie di
anestesia che è contemporaneamente causa ed effetto di certe
problematiche giovanili.
Come si
arriva a svalutare la vita al punto di toglierla ad altri?
Come si arriva a non curarsi della propria vita, al
punto da non chiedersi quali saranno le conseguenze delle
proprie azioni? Come si arriva a questo vuoto colmo solo di
indifferenza e apatìa?
Dovremmo pensare a questo, più che a giudicare o condannare,
quando la cronaca ci pone davanti a episodi agghiaccianti
che riguardano le generazioni più giovani. E dovremmo
pensare di più a quello che ognuno
di noi può fare, per i propri figli o per i figli degli
altri, per tutti i figli.
Ogni
volta che un adulto - sia egli genitore, insegnante,
politico, amico di famiglia o vicino di casa - è arido,
egoista, disonesto o vigliacco, dovrebbe ricordarsi che il
suo esempio non è privo di
conseguenze, e che, come diceva De Sica,
i bambini ci guardano...
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