TeoricaMente 16
Questa pagina tratta di argomenti di
base della psicologia,
i suoi meccanismi, le sue leggi. Quei
meccanismi e quelle leggi
che tutti utilizziamo, ma… senza saperlo.
Non si gioca a “testa” o
“croce”
... per
ogni argomento, è possibile considerare diversi livelli di
discussione,
tutti interconnessi ma anche distinti...
Nel mio lavoro è vitale, ancorché faticoso ma innegabilmente
avvincente, sforzarsi di ragionare. Ragionare con ordine,
senza mescolare i “livelli” di analisi. Dubbi, domande,
dati, più che asserzioni. Senza pretese di proselitismo.
Prenderò, come sempre, spunto dall’attualità per spiegare di
cosa sto parlando.
Una bollente polemica, recentemente generata da una
sentenza della “Cour européenne des droits de
l'homme”, e condotta, come ormai è sconfortante
consuetudine, con toni esasperati e bellicosi, sarà lo
spunto: crocefisso sì, crocefisso no.
Riguardo all’oggetto della discussione, la mia personale
opinione non ha alcuna importanza.
Ho scelto di suddividere il ragionamento in 3 diversi piani,
tralasciandone necessariamente altri.
1. Il crocefisso come simbolo
C’è chi dice che il crocefisso è un simbolo solo religioso,
e chi sostiene che è un simbolo culturale.
Nel primo caso, tenendo conto del Nuovo Concordato del
1984, il crocefisso non andrebbe esposto nelle scuole
statali, in quanto l’Italia è uno stato laico e non esiste
più una “religione di stato”. Non andrebbe altresì insegnata
la religione cattolica, così come qualsiasi altra religione.
Sarebbe invece logico e doveroso che tutte le religioni
fossero studiate nell’ambito dei programmi di storia,
letteratura, filosofia, geografia. Dati storiografici,
influenze culturali, conseguenze politiche sui diversi
stati, nelle diverse epoche. Lasciando le cose dello Spirito
ai luoghi di culto.
Nel secondo caso, vorrebbero continuare ad esporlo nelle
scuole quelli che ritengono il crocefisso simbolo della
nostra cultura, o come alcuni dicono, dei valori
dell’occidente.
Una
domanda a latere, da porsi in entrambi i casi, potrebbe
essere questa: ammesso che si tratti di un simbolo,
religioso o culturale che sia, perché proprio il
crocefisso? La crocefissione era un supplizio in auge
presso i romani, e prima ancora utilizzato da altri popoli.
Non so molto di teologia e non saprei proprio risalire ai
motivi originari di questa scelta (Costantino?), però,
dovendo scegliere un simbolo che rappresenti le origini
della nostra cultura religiosa, perché non una natività, una
resurrezione, un’ascensione al cielo, insomma un’immagine
più spirituale,
anziché una raffigurazione della crudeltà umana?
Ma la domanda essenziale è: un Paese, uno Stato, una
Cultura, hanno davvero bisogno di simboli?
O dovrebbero piuttosto essere rappresentati da un popolo che
si dimostri saldo nei valori fondamentali, unito nonostante
le differenze, capace di fare buone leggi e di farle
rispettare, e che non si lasci andare a forme di fanatismo
generato dalla paura e dalla coscienza di una intrinseca,
seppur negata, fragilità?
2. Crocefisso e Costituzione
Riporto i 5 articoli inerenti alla religione:
art.
3.
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono
eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso,
di razza, di lingua, di religione, di opinioni
politiche, di condizioni personali e sociali.
art.
7.
Lo
Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio
ordine, indipendenti e sovrani.
I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le
modificazioni dei Patti accettate dalle due parti, non
richiedono procedimento di revisione costituzionale.
art. 8. Tutte le confessioni religiose sono
egualmente libere davanti alla legge.
Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno
diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in
quanto non contrastino con l'ordinamento giuridico
italiano. I loro rapporti con lo Stato sono regolati per
legge sulla base di intese con le relative
rappresentanze.
art.
19.
Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria
fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o
associata, di farne propaganda e di esercitarne in
privato o in pubblico il culto, purché‚ non si tratti di
riti contrari al buon costume.
art. 20. Il carattere ecclesiastico e il fine di
religione o di culto d'una associazione od istituzione
non possono essere causa di speciali limitazioni
legislative, né di speciali gravami fiscali per la sua
costituzione, capacità giuridica e ogni forma di
attività.
Da questi articoli si evince che la libertà di religione
viene garantita pienamente e non è data dalla presenza o
meno di specifici simboli. In particolare, per quanto
riguarda la religione maggiormente rappresentata, esistono
scuole cattoliche, università cattoliche, associazioni
cattoliche. Possono liberamente riunirsi ed esercitare le
rispettive professioni, attività, o ruoli, in un’ottica
religiosa, medici cattolici, ginecologi cattolici, psicologi
cattolici, genitori cattolici, economisti cattolici,
pensionati cattolici, ecc.
La matrice cattolica della nostra cultura, benché indebolita
dall’attuale tendenza al relativismo, al razionalismo,
all’illuminismo e a qualche altro senza dubbio diabolico
“ismo”, è tuttora forte e alla base dei nostri migliori
princìpi di uguaglianza e rispetto e, se non proprio di
“amore” per il prossimo, se non altro di tolleranza e
solidarietà. Almeno nelle intenzioni.
3. Il crocefisso come contrapposizione all’eccessiva
invadenza, reale, temuta, o percepita, di altre culture e/o
religioni
E qui la domanda potrebbe essere: la forza di uno stato e
della sua cultura in cosa consiste? Nella presenza più o
meno diffusa di simboli o nella consapevolezza di valori
radicati e condivisi?
Un Paese è costituito da tutti i cittadini. Di questi, in
Italia, la maggior parte sono cattolici. Ma non tutti.
Quindi considerare l’insieme degli italiani senza
distinzione di sesso, razza, lingua, religione, è un
elemento di forza, mentre considerare le varie fedi
religiose introduce un elemento di divisione e quindi di
debolezza.
In altre parole, la bandiera nazionale può efficacemente
rappresentare tutti, la croce no.
Un cittadino italiano non è meno italiano se, nel rispetto
delle leggi, delle religioni e delle libertà altrui,
professa una religione diversa dalla cattolica, oppure, non
essendo stato beneficiato del dono della Fede, è agnostico o
ateo; quindi dovrebbe potersi aspettare che
non
siano esposti simboli religiosi nelle scuole statali, senza
per questo essere tacciato di ostilità alla Chiesa, o
addirittura di “cristofobia”. (Termine che tra l’altro
non significa nulla. Perché se ci si riferisce ad una vera
"fobia", le questioni di principio non c’entrano. Se invece
ci si riferisce a questioni di principio, il termine è
improprio, oltre che sproporzionato. Come dire che si è
"fobici", ogni qualvolta si è contrari a qualcosa).
Il dibattito non verte sull’abolizione dei crocefissi in
quanto tali, ma sulla loro presenza nelle aule delle scuole
statali. Non va dimenticato che nelle aule ci sono ragazzi e
bambini. Come si può trasmettere loro dei princìpi di
uguaglianza e multiculturalità se si impone un simbolo
rappresentativo di un’unica religione? E come si fa a
spiegare ai bambini che non devono considerare “diverso” un
compagno non cattolico?
Si può essere d’accordo sulla matrice cristiana della nostra
cultura, e sulla necessità di tutelarla e rafforzarla, e
contemporaneamente non essere d’accordo sull’esposizione del
crocefisso nelle scuole.
Sarebbe lecito chiedersi perché un credente, in particolare
un cristiano, portatore appunto di quei valori di tolleranza
e generosità che dovrebbero contraddistinguerlo, ha bisogno
di imporre i propri simboli, piuttosto che testimoniare la
propria fede con l’esempio, ma questo è ancora un altro
discorso o, come dicevo, un altro “livello”.
Ci sono infatti molti altri aspetti della questione che
andrebbero presi in considerazione (significato di laicità,
giurisprudenza sovranazionale, rapporti stato-chiesa, ecc.).
Ma mi fermo qui.
Il mio intento era solo quello di dimostrare con un esempio
che, per ogni argomento, è possibile considerare diversi
livelli di discussione, tutti interconnessi ma anche
distinti.
E, come spesso accade, non è affatto detto che due persone
che concordino ad un livello, concordino automaticamente ad
altri livelli. Pertanto, di qualsiasi tema si tratti,
sarebbe importante trovare i punti in comune, piuttosto che
sottolineare le diversità.
Sempre che si voglia evitare lo scontro ed arrivare ad una
ragionevole soluzione.
Certo, i soliti maligni, ogni volta che si rinuncia in massa
ad usare la testa, potrebbero chiedersi: cui prodest?
(Novembre
2009)
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