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Lettera a Babbo Natale

 

 

Caro Babbo Natale,

 

è tanto tempo che non ti scrivo, ma quest’anno voglio sentirmi un po’ egocentricamente bambina e chiederti una lunga lista di doni solo per me.

Chissà che tu non riesca a portarmene almeno qualcuno...

 

  • Vorrei un paese in cui ognuno fosse libero di avere delle proprie opinioni, ma non si sentisse obbligato ad elargirle urbi et orbi.

  • Vorrei un paese in cui i genitori capissero che la cosa migliore che possono fare per i loro figli è farli camminare con le loro gambe.

  • Vorrei un paese in cui non si sprecassero ore preziose della propria vita nell’attesa di mezzi di trasporto pubblici sporchi malandati e inefficienti.

  • Vorrei un paese dove le persone parlassero sottovoce e non costringessero tutti i presenti nel raggio di un chilometro a venire edotti degli affari loro.

  • Vorrei un paese in cui il rispetto per tutti fosse talmente grande che i vecchi si chiamano vecchi, i non vedenti si chiamano ciechi, i diversamente abili si chiamano handicappati e i neri si chiamano negri. Le parole sono innocenti.

  • Vorrei un paese dove la responsabilità individuale non venisse continuamente e allegramente ignorata e le “colpe” sempre attribuite a qualcun altro.

  • Vorrei un paese dove la gente la smettesse di parlare di pace, e facesse pace con i propri parenti, colleghi, vicini di casa, concittadini. Anche con quelli che non la pensano come loro.

  • Vorrei un paese dove la parola “diritti” venisse pronunciata l’esatto numero di volte in cui è pronunciata la parola “doveri”.

  • Vorrei un paese dove la tolleranza non fosse necessaria, perché nessuno si pone nella situazione di dover essere tollerato.

  • Vorrei un paese in cui non si pretendesse dagli altri la soluzione di problemi che non si è in grado di risolvere da soli.

  • Vorrei un paese dove sfogarsi dei propri guai fosse l’eccezione e non la regola.

  • Vorrei un paese nel quale si discutesse parlando uno alla volta. Sempre che, per chi ha la parola, sia chiara la differenza tra una conversazione e una trattazione senza interlocutori.

  • Vorrei un paese in cui si rispettassero impegni e appuntamenti e le 10 sono le 10 e non le 10 e un quarto, le 10 e mezza, più o meno le 10.

  • Vorrei un paese in cui la gentilezza fosse facoltativa, ma la buona educazione fosse obbligatoria.

  • Vorrei un paese in cui gli avvocati si adoperassero perché la legge venga applicata in nome della verità, e non per vincere le cause.

  • Vorrei un paese in cui i medici agissero secondo sapienza e coscienza, e i pazienti si convincessero che la medicina non è onnipotente.

  • Vorrei un paese in cui i giovani sapessero quanto è gratificante farsi da soli la propria strada.

  • Vorrei un paese in cui non ci fosse discrepanza tra l’uguaglianza davanti ai diritti/doveri e il valore della diversità.

  • Vorrei un paese in cui chi ha di più, in conoscenza, intelligenza, talenti, e capacità, non dovesse vergognarsene come di una colpa.

  • Vorrei un paese in cui a scuola si insegnasse con esercitazioni pratiche a difendere le ragioni di un altro che non la pensa nello stesso modo.

  • Vorrei un paese in cui le persone si interrogassero più spesso sulla genesi delle presunte "proprie" convinzioni.

  • Vorrei un paese in cui si introducesse l’abitudine a rispondere alle domande. O al limite a rifiutarsi di rispondere.

  • Vorrei un paese in cui le aziende ricominciassero a comunicare direttamente con i loro utenti/clienti e non attraverso il muro di gomma dei call center.

  • Vorrei un paese in cui la beneficenza diventasse inutile perché i destinatari non ne hanno più bisogno.

  • Vorrei un paese in cui termini come serietà, correttezza, moralità, reputazione, dignità non facessero più sganasciare dalle risate.

  • Vorrei un paese in cui la mala fede esercitata pubblicamente fosse considerata un reato.

  • Vorrei un paese in cui si ricominciasse a scrivere lettere, oltre che sms.

 

Carissimo Babbo Natale, lo so, sono doni costosi, e tu dirai che quest’anno si tira la cinghia, che i rincari sono pesanti, che non hai avuto abbastanza fondi. E poi, hai ragione, forse non sono stata abbastanza buona...

Pazienza, sarà per il prossimo anno...

 Buon Natale, Babbo Natale!

 

 (Dicembre 2005)

 

 

 

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