FamigliarMente
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La famiglia e le sue
dinamiche. I rapporti reciproci,
le fasi del ciclo vitale, gli
eventi più importanti.
I bravi genitori
Si parla tanto dei giovani, dimenticando spesso che prima
di ogni giovane ci sono i genitori.
Non viene ricordato mai abbastanza che la personalità di un
individuo si forma nell’ambiente in cui nasce e cresce. Su
un terreno genetico ereditato, certo, ma con un enorme
ventaglio di espressioni possibili di tale patrimonio
pre-esistente. Un po’ come per tutte le creature viventi,
anche le più semplici: prendete un geranio, provate a
cambiargli il tipo di terra, l’esposizione alla luce, la
temperatura, il fertilizzante, la qualità dell’acqua, e
vedrete il geranio cambiare i colori, la forma, le
dimensioni.
La famiglia, o comunque la persona o le persone che
contribuiscono a crescere un essere umano sono la sua terra,
la pioggia, il sole.
Bisognerebbe che queste persone non sottovalutassero mai l’
influenza che hanno, nel bene e nel male, su un essere che è
ancora in massima parte da costruire.
Dei genitori “cattivi” e dei danni infiniti che possono
causare, non parlerò. Direi solo cose scontate.
Vorrei invece ragionare sui bravi
genitori, in particolare quelli molto
bravi e intelligenti, in genere eccezionalmente dotati
nell’arte della maieutica. Sempre disponibili, dicono sempre
la cosa giusta al momento giusto, non sono mai prevaricanti
o autoritari, riescono a conquistarsi la fiducia e la stima
incondizionata dei loro figli. Qualcuno dirà: ma questi sono
genitori perfetti! Appunto, il problema è proprio questo: i
genitori “perfetti” tendono a minimizzare il loro potere
persuasivo. Senza accorgersene diventano per i propri figli
come dei “maestri” illuminati, quasi infallibili; e i figli
tendono ad imitarli. A volte non ci riescono e crescono
nell’insicurezza e nella scarsa autostima, fino a sentirsi
sempre inadeguati a modelli così inarrivabili. A volte
diventano quasi dei cloni. Acquisiscono la stessa maturità,
la stessa saggezza, la stessa liberalità che consente loro
persino di fare delle critiche ai propri genitori che con
liberalità e pacatezza le accettano. Piccole critiche però,
su piccole cose, che non li coinvolgono mai completamente e
che mai vanno ad intaccare una simbiosi mentale quasi
inapparente che si protrae spesso oltre l’adolescenza e
prosegue nell’età adulta.
Superata la fase di accudimento dell'infanzia, un
genitore-tutor comincia con
l’aiutare il figlio a fare i compiti, lo sostiene nei suoi
primi problemi relazionali, poi lo conforta nei dispiaceri
sentimentali, lo consiglia nelle situazioni lavorative, e
così via. Con discrezione, senza invadere troppo. Insomma
assume e mantiene una funzione di filtro tra la propria
creatura, che ritiene perennemente bisognosa di aiuto, e il
“mondo crudel”.
Questi genitori negheranno strenuamente di influenzare i
figli, e i figli proclameranno la propria totale libertà di
pensiero e di azione. E saranno del tutto in buona fede. Ma
se provate ad osservarli inseriti in un arco di tempo
abbastanza lungo e guardate solo ai fatti, spesso vi
accorgerete che i figli hanno fatto esattamente le scelte
dei genitori o di quel genitore più significativo. Pur se
sofferta, ogni decisione viene alla fine condivisa e ne
scaturisce, manco a dirlo, una rassicurante approvazione
reciproca.
E allora? Cosa c’è di male in tutto questo? Nulla, se si
tratta di coincidenze: esistono affinità diciamo indotte,
ma anche affinità casuali. E’ solo a posteriori che si può
tirare le somme e capire fino a che punto
la pelle in cui ci si trova a vivere
è davvero la propria.
L’obiezione che si può fare è che, in un modo o nell’altro,
tutti siamo il risultato di condizionamenti esterni, come
d’altronde ho prima ricordato riguardo al formarsi della
personalità. E’ così infatti; tuttavia una quasi totale
identità di vedute tra un genitore e un figlio fa pensare a
suggestioni che vanno al di là di quanto sarebbe
auspicabile.
Ma allora è vero che a fare i
genitori si sbaglia sempre!? Visto che si tratta
del mestiere più difficile del mondo, probabilmente sì.
Bisognerebbe non farsene un dramma e cercare di non
sbagliare troppo. E, a proposito, “il troppo stroppia”
dice il proverbio, quindi si
sbaglia anche ad essere troppo perfetti. Il sole
è vita, ma troppo sole brucia.
Forse un bravo genitore dovrebbe avere il coraggio di non
mostrarsi immancabilmente all'altezza delle aspettative.
Dovrebbe pian piano tirarsi indietro e lasciare che il
figlio sperimenti la propria solitudine dinanzi ad una
difficoltà, un dubbio, un rischio. Dovrebbe accettare, anche
se può essere penoso, di procurare qualche dispiacere e
qualche delusione al proprio figlio adorato. Perché, nel
mondo, il figlio non troverà solo adorazione e consenso, ma
anche solitudine, dispiaceri e delusioni, e se avrà imparato
ad accettarli con serenità
dai propri genitori, forse riuscirà ad accettarli anche dal
mondo e… da se stesso.
(Gennaio
2012)
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